La Commissione europea boccia l’Italia per il debito pubblico eccessivo

L’azione del governo BisConte porta il deficit al 136,8% nel 2020 e al 137,4% nel 2021 e probabilmente crescerà ancora causa la cattiva gestione centrale dell’epidemia di coronavirus. 

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Nonostante la presenza di Paolo Gentiloni, la Commissione Europea boccia l’Italia in tema di conti pubblici, promuovendo solo la capacità del governo BisConte nell’allargare ulteriormente il già mostruoso debito pubblico nazionale che quest’anno è “visto” attestarsi al 136,8% e a ben il 137,4% nel 2021.

Secondo i “Country Report” della Commissione europea, in Italia restano «squilibri macroeconomici eccessivi», nonostante passi avanti compiuti in alcune direzioni, come la lotta all’evasione fiscale. Il rapporto debito/Pil è però destinato a continuare il suo percorso di crescita in funzione di un’attività economica che nel Belpaese rimane «debole», dipingendo un quadro ancora in stallo cui l’epidemia gestita in modo raffazzonato dal governo centrale potràsicuramente dare il suo contributo.

Durante la presentazione dei report il vicepresidente della Commisione, Valdis Dombrovskis, assicura «faremo del nostro meglio per contenere la diffusione» dell’epidemia, con il commissario italiano Gentiloni che conferma come un impatto «ci sarà», ma non è ancora possibile «fare valutazioni più precise», ma saranno sicuramente all’insegna dell’aumento del debitoe del calo del Pil almeno in Italia. Gentiloni ha ricordato che oggi la Cina rappresenta il 18% del Pil globale, mentre ai tempi della Sars nel 2002 rappresentava il 4%.

L’Italia resta, insieme a Cipro e Grecia, tra i Paesi che presentano squilibri macro eccessivi, seguita da nove paesi presentano invece squilibri, tra cui Francia, Germania, Paesi Bassi, Irlanda, Croazia, Svezia, Portogallo e Spagna. In Italia l’attività economica «rimane debole, nonostante un mercato del lavoro in progressivo miglioramento» scrive Bruxelles.

Se nel 2018 il rapporto debito/Pil dell’Italia ha raggiunto il 134,8%, la Commissione Ue prevede che aumenterà ulteriormente al 136,2% nel 2019, al 136,8% nel 2020 e al 137,4% nel 2021, nel mezzo di una crescita «che resta debole» e «un deterioramento del saldo primario». Di fatto, le previsioni scritte sull’acqua contenute nella Finanziaria 2020 sono già spazzate via.

Facendo un bilancio dei passi avanti e delle criticità del Belpaese dal punto di vista economico e sociale, la Commissione evidenzia come l’Italia del governo BisConte (e della maggioranza delle quattro sinistre) «non ha fatto progressi nella riduzione del peso delle pensioni di anzianità sulla spesa pubblica» e nella conseguente «creazione di spazio per altre spese a sostegno della crescita sociale», evidentemente riconoscendo il flop annunciato del reddito di cittadinanza, moderno pozzo senza fondo della politica dell’inutile spreco pubblico. Nonostante ciò, l’Italia ha però messo a segno«progressi sostanziali nella lotta all’evasione fiscale, anche rafforzando l’uso obbligatorio dei pagamenti digitali». L’Ue registra inoltre «alcuni progressi nel rendere la pubblica amministrazione più efficace» e nel «favorire la ristrutturazionedel bilancio bancario». La Commissione registra infine da parte dell’Italia «progressi limitati» nell’allentare «la tassazione dal lavoro, ridurre le spese fiscali e riformare il sistema catastale», «affrontare il lavoro sommerso».

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